Empatia
Sono una persona pressoché priva di preconcetti.
Sono curioso di capire le particolarità di chi mi sta davanti (se meritevole di mia attenzione): come questa persona ha scelto di viaggiare in questo mondo e cosa la porta a fare ciò che fa.
Forse perché io per primo faccio cose che non si possono spiegare se non con un moto di empatia.
Vivo in un mondo per il quale non ci sono parole se non quelle retoriche che tanto mi piacciono come “vittoria”, “sudore”, “tenacia”, “fatica”, “dolore”, “sconfitta”.
Perché è impossibile spiegare le sensazioni che riesco a vivere durante allenamenti e gare, quel rapporto così intimo tra il mio corpo e la mia mente, i lunghi segreti di quando sto da solo con il mio corpo e il dolore che viviamo sia io che lui....
Non ci sono parole per tutto questo.
E allora se sono a fianco di una persona non ha senso neppure insistere.
Se davvero vuoi capire cosa stia sotto a tutto quanto, l'unica cosa da fare è rimanere a guardare, e sperare di capire con quella parte di mente che non è razionale ma partecipativa, e che invece di giudicare, indulge(assenza di giudizio).
Sono capace di essere partecipe e indulgente.
E permetto al mio interlocutore di fare altrettanto con me, che non è poco (!).
Ma chi mi sta a guardare per troppo tempo dopo un po' si vede riflesso.
Perché sono capace di partecipare e di indulgere talmente tanto e talmente bene che non sono poi più in grado di assestare il colpo del giudizio.
E nello scambio cerebrale tra stili di vita, nel dialogo fra mondi che si incontrano, io prendo molto di più di quanto non dia.
E continuo a cercare, e quando trovo cose interessanti le prendo in prestito. E le trasformo in una ragione per andare avanti. Io uso ciò che scopro nelle persone come carburante per andare oltre quei confini che ho messo in ogni angolo del mio carattere. Ma lo faccio con grazia, con profondità, dolcemente.
Ho bisogno di energia per far funzionare il mio corpo e di emozioni a cui ancorarmi per far funzionare la mia forza di volontà. Trasformo i punti di forza dell'interlocutore come una ragione per andare avanti.
Che di per sé, rimane il mio unico tratto romantico.
