Mi capita spesso di seguire persone con una forte determinazione al raggiungimento di un obiettivo (estetico, salutare, sportivo).
Sono sicuro che tutti voi che avete fatto il primo passo verso un cambiamento del vostro stile di vita, siate dotati di quella forza di volontà necessaria ad attuarlo.
Molto spesso, però, non siete a conoscenza di avere certe carte da giocare a livello motivazionale e vi fate "controllare" da reazioni che giudicate(erroneamente) involontarie e fuori dal vostro controllo.
Quante volte ho sentito un cliente lamentarsi " E' più forte di me, non riesco proprio a smettere di mangiare così...."come se dentro di lui ci fosse un tiranno a costringerlo; oppure , "è tutta colpa di mia madre, dei miei nonni che mi hanno cresciuto e mi riempivano di dolci....non posso allenarmi perchè ho poco tempo...non posso correre perchè abito in centro città e c'è smog".
Queste sono solo alcune delle tante scuse che sento tutti i giorni.
Molto spesso le persone tendono a imputare il loro stato di malessere ad una cascata di fattori esterni , ignorando il pesante contributo del loro modo di pensare.
Solitamente cerco di lavorare su due principi fondamentali del rapporto mente-corpo che possono aiutare il cliente alla comprensione dei propri comportamenti:
a) non sono i fattori esterni ma i pensieri a condizionare scelte e comportamenti
La vita alimentare è bombardata da continui input esterni: abitudini familiari, critiche del partner, distanza casa-lavoro, consigli e giudizi di amici e colleghi, etc.
In realtà non sono questi eventi ad influenzare direttamente i comportamenti alimentari di una persona ma ciò che la persona stessa pensa di quegli eventi.
Quando il cervello riceve uno stimolo esterno ,fisico o mentale, lo confronta con il suo vissuto(in particolare con esperienze analoghe) e lo rielabora , producendo un'interpretazione soggettiva dell'accaduto.
Questa interpretazione genera:
- una risposta a livello emotivo e fisiologico (in genere più rapida) , sorretta dai processi neuroendocrini;
- una risposa cognitiva ( in genere più lenta) con conseguenti strategie di adattamento , decisioni e comportamenti.
Per esempio, un cliente con dipendenza compulsiva da cibo, deve badare alla mamma che gli prepara manicaretti di ogni tipo.
Tuttavia, non è l'offerta di cibo a far scattare la sua reazione , ma ciò che la sua mente associa alla vista di quel cibo.
La prima parte di questo processo mentale di rielaborazione è invisibile sia al cliente che al mental coach perchè è inconscia, automatica e molto rapida.
E' però possibile farla emergere, assumerne consapevolezza, ed allenarsi ad ottenere risposte diverse.
Alcuni studi affermano che tra la decisione e la reazione decorra 1/4 di secondo: eppure ci sono persone che, nonostante le difficoltà, riescono a scegliere consapevolmente risposte funzionali.
Un altro esempio dell'influenza della mente è offerto dal processo di condizionamento: se un amico ci rivela che ciò che abbiamo mangiato è pesce avariato (stimolo esterno) , proveremo paura (reazione emotiva) ,che a sua volta provocherà il malore paventato attraverso il sistema neuroendocrino ( reazione fisiologica) , anche se in realtà il pesce è freschissimo!
Quante volte ci siamo sentiti giù di tono solo perchè abbiamo sgarrato con l'alimentazione e con gli allenamenti? Il processo mentale è lo stesso!
b) Le emozioni producono reazioni fisiche più rapide rispetto alle risposte razionali
Gli stimoli esterni , catturati dai sensi, seguono due percorsi in due aree distinte del cervello: uno verso la neocorteccia, per le rielaborazioni logiche, ed uno verso il sistema limbico(generatore delle emozioni).
Quest'ultimo passaggio è più veloce (millesimi di secondo) rispetto al primo e induce una immediata reazione a livello fisico, che poco dopo viene riportata sotto il controllo dei processi razionali e della nostra mente "pratica".
La risposta del corpo arriva prima di una decisione logica e razionale o di una verbalizzazione; inoltre, essendo direttamente connessa con l'emozione originale, è più coerente con i pensieri rispetto alle parole.
Un esempio banale di condizionamento emotivo è che, di fronte ad una cattiva notizia, la conseguente tensione genera subito un "blocco" o un "buco" nello stomaco.
Per un mental coach, questo processo è interessante per spiegare un'abitudine alimentare. Uno stimolo esterno( il cibo propinato dalla mamma seguendo l'esempio di prima) fa scattare in automatico la reazione emotivo-fisiologica e il conseguente comportamento. Quando arriva il ragionamento razionale a bloccarla, è ormai troppo tardi anche per la nostra volontà di ferro: il manicaretto della mamma è già nel nostro stomaco!
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